Pinuccia, io lo so
che mi stavi pensando;
avrei voluto dirti tante cose...
Ero in un Istituto, dove, noi,
quando siam vecchi, diventiamo
cose.
Da quell'angusta casa,
sentivo la tua voce:
Zia, per favore, dimmi dove sei;
vorrei sentirla ancora, la tua voce...
Risuona nel mio cuore, una
parola,
ch'eri solita dire: ”Immensamente”.
“Sono nel cielo, insieme con
i nonni, i miei fratelli...
Accanto a me, tua madre,
ti invita a dire, e valga per
chiunque,
che non si elude, per astio
personale,
l'amore dei congiunti
a chi è morente.
Sì, ti cercavo:
niun diceva niente;
capivo tutto.”
Infine, i miei “parenti”,
mi dissero:
“I contatti si son persi;
sappi che è sorda,
e, non sia meraviglia,
come tuo padre.”
Non ho creduto, a una sola parola,
e ti cercavo ancora, ma in disparte.
“Lo so; risento ancora quei
momenti;
vennero al capezzale, i miei nipoti...”
Con un filo di voce, a mia cognata,
rivolsi una preghiera:
“Vorrei sentir Pinuccia...”
Rispose: “Non ti posso accontentare;
non puoi chiedermi, questo.”
Zia, ti ringrazio... immagino il dolore...
Nessuno mi informava della tua
dipartita.
Mi sei venuta in sogno e mi
dicevi:
“Era l'ultima Messa, alla TV...
E quando il sacerdote, elevò
l'ostensorio,
sentii un respiro esanime, unirsi
al mio.
Era tuo padre, mi veniva incontro,
chiamandomi: Maria...”
E poco dopo: “Non si oltraggiano
i Morti ed è avvenuto...
Coraggio...”