Passi
azzurri
di mani liquide
di occhi mobili
lo slancio del falco
allarghi le braccia
come onda
azzurra
dal niente
perdo certezza
e mi slancia
equilibri
e
scombini,
nel tuo azzurro
mi accogli.
Fammi mano
nella tua mano,
fammi cibo,
poi fammi rondine
di nuovo chioccia
per il mio nido
per quella stretta
azzurra,
che tutto
rende azzurro.
Dal tuo azzurro
vedo la
vista dei saggi,
sento il senno
dei profeti,
penso alla danza
dervish dei filosofi.
Cibami,
lo sai da sempre come.
Sai, se la voce fosse carne
saresti anche tu
immerso
nel questo azzurro
daresti cibo con la tua voce,
daresti carne
a carne che non osi.
Che la tua voce
sia carne,
che la tua carne
sia solco.