C’è un’altra vastità
dietro le nostre palpebre,
non so ancora se è più fredda
o più dolce della terra.
Antichi naufragi la circondano,
dimenticate spedizioni di sogni,
dalle quali vele, consumandosi al sole,
vecchie parole dicono addio eternamente.
C’è un’altra vastità
dietro le nostre palpebre.
Attraversano il suo spazio ponti interminabili,
protesi verso il nulla,
come sguardi sospesi che dormono,
sognando se stessi,
nascendo da un altro viso,
cadendo in un altro abisso.
C’è un’altra vastità
dietro le nostre palpebre.
Da ignote latitudini,
senza angoli né facce.
A volte, oltre gli archi delle loro vetuste porte,
tendiamo la nostra pelle al sole,
per seccare i loro sogni di albe umide.
C’è un’altra vastità
dietro le nostre palpebre.
Ed è sempre l’uomo solo chi la abita.
Accendiamo torce ogni notte,
ed abbracciamo nel sonno la nostra ombra.
Gustavo Córdoba (Traducción de Andrea Perciaccante)