Ti ricordo uomo di memorie, eredità prematura a tua più stretta carne, tracce d’una vita costretta a lidi altrui di ostile lingua. Fosti ramingo sotto aspro fardello, che memoria ed affetti del natio borgo aggravavano; come migratore verso sud traversa ignoto mare, e già nel cuore a ritroso consuma il ritorno. La storia impose distanza obbedendo alla patria e ai lari, e sotto cieli accesi d’aerea mitraglia, quando era certo il riparo, valutasti l’altrui salvezza più che la tua, e di nuovo fosti allo scoperto, ché il gioco delle probabilità più non volgeva a tuo favore. Poi te n’andasti silente, chino agli affanni d’una vita giusta, come memoria non valesse quel breve passato. Io però ricordo che fra noi, ai quali il bene proprio segna confine allo sguardo, avesti cuore lesto più delle tue gambe, e sciocco abbastanza da quietare la ragione. In poche tacite memorie qualcuno ti costringe a quel diniegato attributo che ai prodi si deve.