E‘ qualcosa che ti attraversa il petto
come una lancia,
sfiorando le costole una ad una,
illudendole nel loro tragico destino,
mentre il cuore continua a pompare energia,
e le gambe non sostengono il respiro,
troppo pesante, doloroso, indolente.
Una ferita accesa che germina nuovo dolore
che penetra a fondo nella bocca,
sotto la lingua,
tra i denti,
che sfugge al primo sguardo:
radicata così in profondità
da essere quasi invisibile.
E il cuore lo sa quanto dolore
può vivere nella testa,
circolare nel corpo
attraverso le vene,
e spurgare attraverso le lacrime.
Il mondo conosce questo segreto
che rifiuta ogni compromesso.
Perché non esiste solitudine peggiore
di quella che nasce dall’indifferenza.
E’ una madre che abbandona i propri figli,
un padre violento che li sottomette,
un figlio che uccide i genitori,
e poi muore sotto il peso dell’incoscienza.
Lei è la mia donna,
e nella sua debole bellezza
rimarrà incastrata
così a fondo nei miei polmoni
da impedirmi un giorno di respirare,
di riprendere fiato.
E’ la donna
che soffierà sui miei occhi,
spegnendoli l’uno dopo l’altro,
come piccole fiamme
accese sul viso del mio
non-compleanno.
Come l’ultima alba prima della distruzione,
come l’amore di cui non puoi fare a meno,
come l’ultima sigaretta prima di andare a dormire.
La fiamma brillerà ancora per poco.
Seduta sulla finestra, mentre le macchine
sfuggono cavalcando le strade,
un groviglio di ferro e carne,
perse nella loro solitudine senza cuore.
Mi lascerò stritolare in un sonno depresso,
radicato nella profondità di questo cielo nero,
sperando di sfuggire al vento che scivola sulle labbra
che divora ogni respiro,
che sfugge ad ogni indicazione
ad ogni illusione,
che genera nuove delusioni affamate.
Affonda il tuo cuore così dentro al mio,
da confonderlo con il tuo.