Con compostezza
e lacrime di perle
salutava l'Italia
il suo Poeta.
E chi non si contenne,
vide in gemme,
cangiarsi il proprio
pianto.
Ci fu una bufera
di grandine
e di vento...
Poi...
S'acquietava
il tempo
e trasformava
la grandine disciolta
in gocce di rugiada.
Si apriva il cielo:
e lacrime di sole
rigavano le guance
dei tuoi figli
devoti...
Ci sono anch'io,
la figlia che
non c'era...
E, dalla mia vettura,
silenziosa, guardo i
tergicristalli discendere
e salire; guardo il corteo
di macchine;
lo seguo...
E piango
sulla salma...
Poeta,
sei nel cielo
ed io,
sono felice:
ricevi la mia rosa:
per te,
una rosa bianca,
libera dalle spine,
per te,
una rosa azzurra,
che vuole solo dire:
non mi lasciare mai.
- Per l'anniversario della morte di Giovanni Pascoli (6-aprile-1912) -