La macchina nel vicolo
veloce il passo
supera il portone
e il cellulare vibra
come la mia pelle
e la tua voce
“Sali”
il documento sul bancone
un rituale che non conosco
le scale col tappeto rosso
di un motel vittoriano
mi inghiottono
passo dopo passo
stanza 403 di un corridoio infinito
spingo la porta semichiusa
e mi ritrovo già sulla tua bocca
e il mondo scompare
noi un punto nello spazio
illuminato solo dai neon colorati
che ci confondono i sensi
in spirali intermittenti
mi spogli con lo stessa fretta
con cui si scarta un bel regalo
le tue mani confuse tra lembi di seta
che scivola lenta sul parquet
lasciano nuda la pelle
che non conosci ancora
mi getti sul letto
e mi tieni le mani
baciandomi il collo ed i seni
mi sento confusa
e fisso il soffitto
chiedendomi se
era quel che volevo
continui a mangiare
il mio corpo bramato
continuo a pensare
a questo squallore
e intanto mi penetri
dentro e il respiro
diventa forzato
ansimante ti accasci
ed è tutto finito
non c’è stato un ti amo
tra i lunghi capelli
ne uno sguardo incrociato
ci ha mai penetrato
e l’ora è finita
è tempo di andare
riscendo le scale
in muto silenzio
sull’ultimo gradino
mi baci ti bacio
ritiro la mia identità sul bancone
un centone tu paghi l’amore
davanti al portone
sciogliamo le strade
opposte si intende
e mentre cammino
ripenso al portiere
a cui ho venduto il mio amore
intanto la pioggia mi bagna
confonde le lacrime in viso
lontano il motel dell’amore
di certo non è il paradiso